Nella prima parte del volume viene evidenziato come la mente umana si relaziona con i soldi, con gli investimenti e con il trading in generale. In particolare, sono descritti i vari passaggi psicologici che si verificano prima, durante e dopo ogni operazione di trading. Sotto questo punto di vista vengono illustrate nel dettaglio alcune strategie mentali che possono essere adottate per impostare una profittevole attività di trading.
Successivamente, viene spiegato come il ciclo psicologico influenzi il comportamento dei mercati finanziari e l'andamento economico generale.
Nella parte centrale del volume sono poi approfondite le principali tecniche operative fornite dell'analisi tecnica, analizzate sotto l'aspetto psicologico e tecnico. Sarà presa in considerazione l'analisi dettagliata dei pattern grafici ottenuti con le candele giapponesi, dei movimenti di mercato identificati con le onde di Elliott e delle indicazioni fornite dai principali indicatori quantitativi. Ogni situazione sarà analizzata, da un punto di vista grafico-operativo, ma anche psicologico, con l'obiettivo di evidenziare quali sono state le dinamiche e le forze di mercato che hanno creato una certa situazione tecnica e come l'investitore può sfruttarle a suo vantaggio per costruire una valida strategia operativa di profitto. Con l'aiuto dell'analisi dei volumi e di alcuni schemi pratici si descriveranno casi pratici reali, tratti dall'esperienza personale dell'autore. In questo modo il lettore potrà comprendere quali sono state le dinamiche mentali ed operative che hanno determinato le sue scelte.
Prefazione
di Giuseppe Di Vittorio
Giornalista Mf-Milano Finanza e conduttore TV Class CNBC
Un libro che rivede le principali strategie di analisi tecnica sotto l'aspetto psicologico? È sicuramente molto utile poiché l'operatività che si concentra su queste strategie e configurazioni grafiche genera grande inquietudine tra gli investitori. Alcuni operatori ritengono che i pattern grafici non funzionino, altri che i mercati finanziari siano manovrati. La verità è che molti investitori non riescono a sopportare il carico psicologico che ogni operazione porta con sé. I problemi principali sono due: il primo è di saper fronteggiare le perdite e il secondo è di gestire i risultati positivi.
Ma andiamo per gradi, cercando di capire quali sono i limiti psicologici, matematici e addirittura mentali che condizionano l'operatività dei vari operatori e quali sono i rimedi per superarli.
Il trading da pecora. Le più classiche regole di marketing ci dicono che l'essere umano presenta tre caratteristiche: è "pecora", egoista ed emotivo. Per descrivere in poche parole questi concetti, possiamo dire che l'essere umano tende a copiare la massa, seguendo la moda. In secondo luogo, l'essere umano interviene solo se gli conviene e, da ultimo, il suo stato psicofisico tende a mutare in base ai condizionamenti esterni che subisce. Nella vita quotidiana questi tre aspetti spingono l'essere umano a compiere scelte sbagliate, e sui mercati finanziari tali scelte portano a risultati fallimentari.
L'essere "pecora" condiziona, infatti, gli ingressi sul mercato, poiché l'investitore medio tende a entrare in posizione quando i mercati hanno già compiuto un movimento significativo e si sta avvicinando a un possibile punto di inversione. In particolare, la maggior parte dei piccoli investitori entra al rialzo sul mercato alla fine di trend positivo: questo è dovuto al fatto che tutti quelli che potevano comprare l'hanno già fatto e non ci può più essere nessuna forza in grado di sostenere un ulteriore allungo. Allo stesso modo, i piccoli operatori entrano al ribasso (o chiudono le loro posizioni long) alla fine di un trend ribassista, quando tutti i venditori hanno esaurito le loro munizioni, con il mercato che si sta avvicinando a un minimo importante e a una successiva risalita. Gli altri due difetti, egoismo ed emotività, fanno liquidare subito le operazioni in guadagno per la fretta di monetizzare l'esito positivo delle operazioni e in caso di errore di non chiudere in stop loss le operazioni in perdita.
Quando il cervello mente. Alcune analisi hanno mostrato che i trader alle prime armi, spesso perdenti, tendono a fare le operazioni seguendo gli impulsi che partono dalla parte periferica del cervello, quella legata all'emotività. Lo stimolo più corretto, invece, è quello che proviene dalla parte centrale del cervello, la zona della razionalità e soprattutto dei ricordi: questa parte è quella maggiormente utilizzata dal trader professionista. A rivelare questo tipo di impostazione è stato un lavoro di più università italiane che ha coinvolto le facoltà di Economia e di Medicina. Trader professionisti e investitori poco esperti sono stati sottoposti a risonanza magnetica con contrasto grazie alla quale è stato possibile monitorare qual è la parte del cervello che lavora di più, perché irrorata da maggiore afflusso di sangue.
È la matematica che lo condanna. Archiviate le caratteristiche della personalità e la meccanica del cervello, esiste una terza ragione che spiega le perdite generate dall'attività di trading. La ragione è matematica. La Borsa, e più in generale i mercati finanziari, non sono un "gioco" matematicamente equo. Che cosa significa? Un gioco, per essere onesto, dovrebbe pagare una percentuale pari alla probabilità che si ha di perdere. Ogni volta che si apre un'operazione sul mercato, si ha il 50% di probabilità di perdere e il 50% di vincere. Difficilmente, però, si riesce a ottenere un rendimento del 50% con una sola operazione (e anche se ci fosse una simile opportunità si tenderebbe a chiudere l'operazione molto prima). Le ragioni della chiusura anticipata sono legate all'avidità, al tempo e alla dinamica dei mercati. Quando si guadagna si tende, per egoismo, a monetizzare subito il risultato, nel timore che il mercato inverta la sua direzione. In secondo luogo c'è il fattore temporale: per arrivare al 50% serve un periodo troppo lungo, visto che nemmeno gli strumenti più volatili possono vantare questo genere di performance. In terza battuta, prima di arrivare al 50% esistono oscillazioni contrarie molto importanti che rendono inevitabile la chiusura dell'operazione.
L'unica via per migliorare i risultati è di controllare il più possibile il livello di rischio al quale ci si espone quando si opera sui mercati.
E, sotto questo punto di vista, la letteratura economica ha decodificato almeno sei strategie.
Lo stop. La più classica è quella dello stop loss e vale la pena dedicarci qualche parola. Lo stop serve a proteggersi dal rischio rovina, ovvero da un'erosione del capitale irreversibile, che rende assai difficile recuperare le perdite sofferte. Lo stop loss serve anche per correggere la stortura del gioco delle probabilità presenti nelle operazioni finanziarie. Se il rischio di perdita diventa inferiore ai potenziali guadagni il gioco, da un punto di vista teorico, potrebbe rimanere in equilibrio e, nel lungo termine, diventare "onesto".
Un altro merito dello stop è quello di dare certezza a un'operazione: mentre il guadagno e il tempo per realizzarlo sono incerti; la perdita, tramite la fissazione di uno stop, assume una dimensione ben definita. Lo stop è fondamentale ed è ciò che distingue gli investitori alle prime armi da un trader professionista. Entrambi possono ottenere risultati positivi ma la differenza è che il primo si assume un rischio indefinito e ottiene risultati altalenanti, il secondo ha un controllo assoluto delle sue posizioni e riesce a ottenere risultati stabili e costanti nel corso del tempo.
Pattern di prezzo. Un'altra pratica utilizzata dagli operatori è l'utilizzo dei pattern di prezzo, ossia alcune configurazioni grafiche ricorrenti che i mercati tengono a disegnare ripetutamente nel corso del tempo. Queste figure presentano il vantaggio di offrire all'investitore precisi punti di ingresso, con stop loss e target price prestabiliti.
Entrare sui ritracciamenti. Una delle tecniche di ingresso più utilizzate è quella che si basa sui ritracciamenti, o sui rimbalzi del mercato. Nel primo caso si attende che i prezzi, che vengono da una fase rialzista, subiscano una veloce correzione, mentre nel secondo caso i prezzi, che originano da un trend ribassista, compiono un veloce rimbalzo tecnico. Da un punto di vista operativo, la correzione e il rimbalzo possono essere utilizzati per entrare, nel primo caso al rialzo e nel secondo al ribasso (short), seguendo uno schema tipico delle strategie di tipo trend following. Questa tecnica, combinata con l'individuazione di un corretto stop loss, dà molto spesso interessanti segnali operativi.
Smezzare la posizione. Ogni strategia di trading presuppone un punto di entrata, due punti di uscita, (il primo più abbordabile, il secondo più ambizioso) e uno stop loss iniziale. Con la tecnica della posizione dimezzata si liquida metà della posizione al raggiungimento del primo target. L'altra metà posizione è lasciata correre il più possibile (alzando lo stop loss a pareggio, in modo da evitare il pericolo di subire una perdita), con l'obiettivo di ottenere un profitto che sia il più consistente possibile.
Performance. Al fine di stabilizzare le performance positive sui mercati è importante appuntare la propria operatività. Spesso si tende a percepire risultati che sono molto diversi da quelli reali. Per questo motivo trascrivere la propria operatività serve a correggere eventuali errori.
Confrontarsi. Può essere sempre utile, infine, confrontare la propria operatività con quella di altri investitori, in una sorta di terapia di gruppo. Se non si conosce nessuno disposto a far conoscere la propria operatività, allora può essere utile frequentare una trading room oppure utilizzare qualche strumento virtuale.
Il libro di Probo affronta tutte queste tematiche, aiutando il lettore a comprendere gli aspetti tecnici ed emozionali del trading e permettendo di migliorare l'approccio ai mercati finanziari grazie alla puntuale esposizione di quelle dinamiche strategiche e psicologiche che l'autore stesso utilizza nel suo trading quotidiano.